Leone Afnaim (M / Italy, 1932), Holocaust survivor

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Leone Afnaim (M / Italy, 1932), Holocaust survivor

Vittoria Afnaim (F / Italy, 1934), Holocaust survivor

Cousins of :

Sultana Razon (F / Italy, 1932), Holocaust survivor

Vittoria Razon (F / Italy, 1934), Holocaust survivor

CDEC

Leone Afnaim, figlio di Salomone Afnaim e Lea Dana è nato in Italia a Milano il 30 gennaio 1932. Dai genitori acquisisce la cittadinanza turca. Arrestato a Taglio di Po (Rovigo). Deportato da Fossoli nel campo di concentramento di Bergen Belsen nell'agosto 1944. È sopravvissuto alla Shoah. Liberato il 4 marzo 1945.

Le famiglie di Taglio di Po

Anche a Taglio di Po vi sono famiglie di ebrei stranieri costretti all’internamento libero ed in particolare due famiglie di ebrei turchi imparentate tra loro.

La famiglia Razon, composta da Nissim, la moglie Regina Afnaim, con le figlie Sultana e Vittoria, e la famiglia Afnaim composta da Salomone Afnaim, fratello di Regina, sua moglie Lea Dana e i figli Leone e Vittoria, con loro era anche la madre di Regina e Salomone, Vittoria Ciprut vedova Afnaim.

I Razon e gli Afnaim vivono in Italia ormai da molti anni, tutti e quattro i bambini sono infatti nati a Milano, dove le due famiglie si sono stabilite dopo aver lasciato la Turchia in seguito alla crisi economica del 1929. Hanno conservato comunque i loro passaporti turchi. La Turchia era nazione ufficialmente neutrale, ma in realtà impegnata in un doppio gioco di rapporti con la Germania da un lato e l’Inghilterra e la Russia dall’altro, per aver mire espansionistiche sui territori controllati dai contendenti.

Nel ’41 Nissim Razon viene catturato in uno dei rastrellamenti di Milano ed inviato al campo di Ferramonti di Tarsia in Calabria, senza poter avvertire la famiglia.

Per mesi la moglie e le figlie non hanno notizie, poi, appena Regina viene a sapere che il marito è nel campo di concentramento in Calabria, prende le due figlie e lo raggiunge in treno il 24 agosto del ’41. Nel campo la famiglia riunita rimane un anno per essere poi trasferita a Rovigo e di lì a Taglio di Po, in una casetta con giardino che consentirà l’allevamento di qualche gallina.

A Taglio di Po nel frattempo sono stati internati anche gli Afnaim, le due famiglie sono state accolte con benevolenza dalla popolazione locale e la loro vita, seppur isolata a causa delle norme che impediscono loro contatti troppo ravvicinati, è comunque accettabile (Leone Afnaim e Susanna Razon frequentano le scuole elementari). Qui sono raggiunti dalla notizia dell’armistizio, vedono i cittadini di Taglio di Po esultare alla notizia e si illudono di poter tornare ad una vita normale.

Per loro, come per molti altri internati, si apre, invece, la parentesi drammatica della persecuzione dei Nazisti alleati alla Repubblica Sociale Italiana, a dicembre 1943, tutta la famiglia viene arrestata e tradotta in carcere a Rovigo. I bambini non possono rimanere in carcere e quindi, dopo una drammatica notte trascorsa soli fuori dal carcere, vengono riportati da una guardia a Taglio di Po.

Il Podestà del paese, nel corso di una assemblea pubblica, chiede se qualcuno tra la popolazione vuole accogliere i bambini.

Quattro bambini da accudire in età compresa fra i 7 e gli 11 anni, in “tempo di guerra” sono un compito gravoso di cui nessuno vuole farsi carico, salvo una contadina il cui marito era in guerra, e che viveva in una casa isolata. Questa donna divide con i bambini i sacchi di paglia per dormire e le poche cose che costituiscono i suoi arredi. I bambini rimangono soli tutto il giorno, mentre la donna è in campagna a lavorare, e devono procurarsi da mangiare, così Susanna, la maggiore, va in giro ad elemosinare cibo e vestiti. Le suore del vicino orfanotrofio, le danno una minestra al giorno da dividere in quattro. Un giorno il Parroco convoca Sultana e le propone la conversione al cattolicesimo, Sultana rifiuta ma… niente conversione, niente minestra, e ricomincia la ricerca di ogni cosa commestibile, oltre alla lotta contro i parassiti che proliferavano nella miseria e nella sporcizia.

A giugno del ’44 i bambini vengono prelevati, riportati ai genitori nel carcere di Rovigo e con loro trasferiti a Fossoli, campo di transito per la Germania. Tutta la famiglia viene deportata a Bergen Belsen il 2 agosto del ’44 passando da Verona.

Nel campo situato nel nord della Germania, la famiglia vive tutte le traversie dei deportati ma riesce a sopravvivere grazie ai passaporti turchi e al fatto che la Turchia continua a mantenersi neutrale fin quasi alla fine della guerra. Il timore di ritorsioni turche in caso di danni a suoi cittadini, fa sì che la Germania non proceda allo sterminio degli ebrei turchi. La Turchia dichiarerà guerra alla Germania solo nel febbraio ’45. Prima della liberazione del campo i Razon e gli Afnaim vengono ripuliti e caricati su un treno con viveri sufficienti per raggiungere Goteborg in Svezia a seguito di uno scambio di prigionieri con la Turchia.

La vicenda delle famiglie Razon e Afnaim non sono frutto di ricerca in archivio di Taglio di Po che, fortemente danneggiato dall’alluvione del ’51, ma sono ricavate da un’intervista a Susanna (Sultana) Razon, oggi moglie del professor Umberto Veronesi, raccolta dalla storica Sara Valentina Di Palma nel libro “Bambini ed adolescenti nella shoah. Storia e memoria della persecuzione in Italia”, ediz. Unicopli. Delle famiglie si ricorda però un testimone di Taglio di Po che frequentò un anno le elementari con Leone Afnaim e che ha conservato la foto della classe in cui il giovane Leone, lo spilungone al centro della foto nella seconda fila, posa con gli altri in divisa da “balilla”.

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