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"Per un ebreo italiano classe 1933 come Aldo Zargani il periodo che va dal varo delle leggi razziali fasciste nel 1938 al 1945 ha inevitabilmente un carattere duplice: sono gli anni della persecuzione e della paura ma anche gli anni favolosi dell’infanzia, anni fatali e fatati. In questo libro Zargani ripercorre le traversie sue e della sua famiglia in quei “sette anni di guai”: la perdita del lavoro del padre violinista, l’esclusione dalle scuole, l’espatrio fallito, la fuga da Torino attraverso il Piemonte, l’arresto dei genitori, il collegio, la deportazione dei parenti; ma se quell’esperienza si incide nella carne del bambino come una ferita immedicabile, la memoria che la rivisita sa tuttavia estrarne anche quella galleria di personaggi e situazioni comiche o grottesche che comunque abita l’infanzia, donde l’impasto impossibile di un “amarcord” ilare e luttuoso, di un “giornalino di Giamburrasca” che racconta una storia di spavento e dolore. Una prova di virtuosismo narrativo, certo, ma anche un modo vitale per liberarsi del peso di quell’esperienza e di trasmetterne la lemoria: magari, da nonno a nipote, come una favola un po’ divertente e un po’ paurosa." | "Per un ebreo italiano classe 1933 come Aldo Zargani il periodo che va dal varo delle leggi razziali fasciste nel 1938 al 1945 ha inevitabilmente un carattere duplice: sono gli anni della persecuzione e della paura ma anche gli anni favolosi dell’infanzia, anni fatali e fatati. In questo libro Zargani ripercorre le traversie sue e della sua famiglia in quei “sette anni di guai”: la perdita del lavoro del padre violinista, l’esclusione dalle scuole, l’espatrio fallito, la fuga da Torino attraverso il Piemonte, l’arresto dei genitori, il collegio, la deportazione dei parenti; ma se quell’esperienza si incide nella carne del bambino come una ferita immedicabile, la memoria che la rivisita sa tuttavia estrarne anche quella galleria di personaggi e situazioni comiche o grottesche che comunque abita l’infanzia, donde l’impasto impossibile di un “amarcord” ilare e luttuoso, di un “giornalino di Giamburrasca” che racconta una storia di spavento e dolore. Una prova di virtuosismo narrativo, certo, ma anche un modo vitale per liberarsi del peso di quell’esperienza e di trasmetterne la lemoria: magari, da nonno a nipote, come una favola un po’ divertente e un po’ paurosa."-- | ||
"In an extraordinary literary debut, Aldo Zargani reconstructs the lost world of his Jewish childhood during the perilous years 1938–45 when he and his family fled from Fascists and Nazis in northern Italy. His haunting memoir acquires a cinematic intensity as he crosscuts from the blood-red stone spires of Basel, where his father failed to find refuge for his family in 1939, to fiery scenes of the Allied bombing of Turin in 1942, to the freezing winter of 1943–44, which Zargani and his brother spent hidden in a Catholic boarding school deep in the countryside."-- | |||
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{it} Aldo Zargani. Per violino solo: La mia infanzia nell'Aldiqua, 1938-1945. Bologna: Il Mulino, 1995.
Abstract
"Per un ebreo italiano classe 1933 come Aldo Zargani il periodo che va dal varo delle leggi razziali fasciste nel 1938 al 1945 ha inevitabilmente un carattere duplice: sono gli anni della persecuzione e della paura ma anche gli anni favolosi dell’infanzia, anni fatali e fatati. In questo libro Zargani ripercorre le traversie sue e della sua famiglia in quei “sette anni di guai”: la perdita del lavoro del padre violinista, l’esclusione dalle scuole, l’espatrio fallito, la fuga da Torino attraverso il Piemonte, l’arresto dei genitori, il collegio, la deportazione dei parenti; ma se quell’esperienza si incide nella carne del bambino come una ferita immedicabile, la memoria che la rivisita sa tuttavia estrarne anche quella galleria di personaggi e situazioni comiche o grottesche che comunque abita l’infanzia, donde l’impasto impossibile di un “amarcord” ilare e luttuoso, di un “giornalino di Giamburrasca” che racconta una storia di spavento e dolore. Una prova di virtuosismo narrativo, certo, ma anche un modo vitale per liberarsi del peso di quell’esperienza e di trasmetterne la lemoria: magari, da nonno a nipote, come una favola un po’ divertente e un po’ paurosa."--
"In an extraordinary literary debut, Aldo Zargani reconstructs the lost world of his Jewish childhood during the perilous years 1938–45 when he and his family fled from Fascists and Nazis in northern Italy. His haunting memoir acquires a cinematic intensity as he crosscuts from the blood-red stone spires of Basel, where his father failed to find refuge for his family in 1939, to fiery scenes of the Allied bombing of Turin in 1942, to the freezing winter of 1943–44, which Zargani and his brother spent hidden in a Catholic boarding school deep in the countryside."--
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