Silvia Calderoni (F / Italy, 1930), Holocaust survivor
Silvia Calderoni (F / Italy, 1930), Holocaust survivor
Cecilia Calderoni (F / Italy, 1926), Holocaust survivor
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Biography
Cecilia (Genoa, 27 Jan 1926) and Silvia Calderoni (Genoa, 24 Aug 1930) were the daughters of Guido Calderoni and Irma Bassani. The family, originally from Genoa, had moved to Milan. To escape the bombardments, in 1942 they went to live at Santa Margherita Ligure, where they had an apartment they used on holidays. After Sept 1943, the situation became precarious, as their Jewish identity was well known. They fled in search of a safer place. They survived in hiding at Gambassi, a small village in Tuscany. The local priest, don Italo Ciulli, gave them hospitality in the Casa di riposo, run by nuns, under false names. The two girls spent nine months there, from October 9, 1943 to July 1944 with their parents and their paternal aunt (Lidia Calderoni) and her husband (Mario Vitali)--6 people.
Testimonianze
"Il padre Guido, originario di Ancona, era rappresentante delle Cartiere Meridionali. La madre, Irma Bassani, era insegnante di latino e greco. La famiglia Calderoni, composta dai genitori e dalle due figlie, abitava a Milano ... Con le prime avvisaglie delle leggi razziali, la famiglia Calderoni pensò dapprima di espatriare in America ma in seguito decise di rimanere in Italia e si trasferì da Milano in un appartamento in affitto a Santa Margherita Ligure (GE). Nell'ottobre 1943 la famiglia Calderoni si rifugiò a Gambassi in Val d'Elsa. Il prete del paese, Don Italo Ciulli, per quanto avesse avuto ordine dalle gerarchie ecclesiastiche di consegnarli ai tedeschi, non obbedì, li nascose e fornì loro documenti falsi, trasformando il cognome Calderoni in Calderani ... Terminata la guerra, Cecilia proseguì gli studi a Roma dove si laureò in Medicina. E' stata primaria anestesista all'Ospedale Niguarda di Milano. Sposò Mario Morpurgo da cui ha avuto due figli: Eugenio sposato con Claudia Dweck e Marina." -- CDEC.
"Cecilia Calderoni nasce a Genova nel 1926 da Irma Bassani Calderoni e Guido Calderoni, ha una sorella di nome Silvia. Di famiglia ebrea laica, nel 1937 per motivi di lavoro del padre - la madre era insegnante presso l'Istituto Schiapparelli - da Genova si trasferisce a Milano. In seguito all'introduzione delle leggi razziali del 1938, che già erano alle porte con l'affare Engelbert Dolfuss, da alunna della scuola pubblica presso il liceo Parini di Milano, cominciò a frequentare la scuola ebraica dal mese di novembre fino al mese di novembre 1942, cioè fino ai bombardamenti. Nell'ottobre del 1942, sfollati, lasciarono Milano per trasferirsi nella casa delle vacanze di Santa Margherita Ligure, un appartamento in affitto presso il quale figuravano come ospiti di un impiegato del padre, Raul Gaggiotti, in quanto a persone di "razza ebraica" era vietato vivere in luoghi considerati di lusso. Cecilia e la sorella frequentarono la scuola delle suore Orsoline a Rapallo come uditrici, sostennero gli esami presso la scuola ebraica di Milano recandosi con la madre presso l'Istituto di via Eupili. Nell'ottobre 1943, quando erano residenti a Santa Margherita Ligure, con i consigli del marito della balia Annina, tornato dalla Russia e di Nicolò Cuneo, martire della Resistenza, ucciso e trucidato dai fascisti a Portofino, scapparono in treno, con carte d'identità falsificate dalla madre con un coltello da cucina. Su indicazione di Anna Landi (antifascista originaria di Gambassi) si diressero verso la Toscana dove trovarono rifugio presso un convento a Gambassi, paese della Val d'ELsa tra Castelfiorentino e San Gimignano. Pur conoscendo la loro identita', il prete don Italo Sciulli e le suore li accolsero e protessero fino alla Liberazione, come ospiti della nuova Casa di riposo, dietro il pagamento di una retta. [Assieme a loro era ospitata nello stesso istituto anche un'altra famiglia ebraica di due persone, la cui identita' pero' non e' nota] Dopo la Liberazione della prima linea fino a Firenze, avvenuta nel luglio del 1944, si trasferì a Roma, dove, a partire dal gennaio 1945, frequentò la terza liceo, sostenendo l'esame finale solo dopo aver ricevuto la documentazione necessaria dalla scuola ebraica di Milano. Dal mese di settembre dello stesso anno ritornarono a Milano, dove il padre lavorò come tesoriere per la comunità ebraica e la madre come insegnante nella scuola ebraica della stessa città." -- CDEC
"La Casa di Riposo “GINO INCONTRI” fin dal 1943 accoglie anziani autosufficienti e non autosufficienti. E’ ubicata nel centro storico di Gambassi Terme, in Via delle Campane n.25. La comunità religiosa della Congregazione delle Suore di Carità delle SS. B. Capitanio e V. Gerosa, dette di Maria Bambina, in sintonia con il Carisma delle Sante Fondatrici, “offre aiuto e assistenza alle categorie sociali più bisognose e nei luoghi meno provvisti di beni” “amando e servendo in loro il Cristo Crocifisso e Risorto” --
A p. 214 del volume di Susan Zuccotti, "The Italians and the Holocaust. Persecution, Rescue, and Survival", introduction by Furio Colombo, Lincoln, University of Nebraska Press, 1996 (Originally published: New York, Basic Books, 1987), troviamo il seguente paragrafo: "Monsignor Italo Ciulli of Gambassi, near Florence, hid at least five Jews, including two children, in an old-age home under his jurisdiction. He did not reveal their religion, but someone in the village guessed it. His refugees survived, but only after the war did they learn how difficult it had been to prevent that one villager from informing. / It.tr.: «Monsignor Italo Ciulli di Gambassi, vicino a Firenze, nascose almeno cinque ebrei, tra cui due ragazze, in una casa di riposo sotto la sua giurisdizione. Egli non rivelò la loro religione, ma qualcuno nel villaggio se lo immagino'. I suoi rifugiati sono sopravvissuti, ma solo dopo la guerra appresero quanto fosse stato difficile evitare che quell'abitante del villaggio facesse la spia».
«Anno 1943 [...] Si acuiscono le persecuzioni contro gli ebrei e molti si rifugiano presso i sacerdoti. La vecchia Chiesa dei SS. Iacopo e Stefano è stata trasformata in casa di riposo e, dopo i primi ospiti anziani del paese, apre le porte a varie famiglie di israeliti, due delle quali (in tutto sei persone) rimangono fino a dopo il passaggio della guerra. Naturalmente nessuno, all'infuori del Preposto che li ha accolti, conosce il loro vero nome». -- Agnese Ciulli, sorella di don Italo Ciulli, a p. 59 della sua "Cronistoria della Parrocchia di Gambassi Terme dal 20/2/1915 al 21/12/1966", pubblicata nel 1988.
La figlia di una delle due bambine che si ricordano nel brano in inglese, che, con grande emozione, ha riconosciuto (proprio in questi giorni, in una foto che avevo "postato" un po' di tempo fa) in mons. Ciulli il prete che salvò la sua famiglia materna, sentita la madre e la zia, dice che effettivamente gli ebrei erano sei e che la sua famiglia era composta da quattro persone: padre, madre e due figlie (e quindi l'altra famiglia era di due persone).
Franca Lattuada (Facebook) 16 luglio 2017: · Voglio condividere con voi questa notizia su Gambassi, che pur essendo Gambassina solo d'adozione mi rende orgogliosa. Tramite un'amica ho saputo questa storia. I nonni di Marina, ebrei, sono stati "ospitati" a Gambassi e quindi hanno avuto salva la vita. Marina è venuta a Gambassi a prendere un cane ed è andata a cercare questi luoghi, questo è il suo post con le foto di Gambass. "Marina Zot Morpurgo ha aggiunto 3 nuove foto — con Graziella Perego Zwolf e altre 2 persone. Ieri alle 9:00 · Mauthausen mi aveva turbata per la bellezza del luogo, così inadatta all'orrore degli eventi. Ma Gambassi, la cara Gambassi, mi ha colpita per il suo essere la scenografia perfetta per un luogo di salvezza: la pace, il silenzio, le colline morbide, le sagge pietre antiche. Ho cercato l'ospizio in cui furono nascosti i nonni, la mamma e la zia. C'è ancora, è in alto, accanto alla porta nelle vecchie mura: la chiamano ancora La Commenda. Ho bussato, chiedendo di potermi affacciare alle finestre, di vedere con i miei occhi quello che per tanti mesi avevano visto i miei nonni, prima con terrore, poi con speranza. Il direttore non conosceva questa storia, si è commosso, mi ha accompagnata per le sale. Gli archivi dell'ente sono a Milano, mi ha detto, quindi forse potrò cercare lì la corrispondenza del dopoguerra. Mi ha fatto piacere vedere che l'eroico monsignor Italo Ciulli è degnamente ricordato come benefattore – anche da chi non sa quanto benefattore sia davvero stato. Ringrazio le mie compagne di viaggio, e in particolare Emanuela Dentis per la sua guida efficace da milanese imbruttita ("Uhei testina, scansati, che noi dobbiamo andare a Gambassi e poi a prendere la signorina Marvina!") Le foto delle signorine Vega e Marvina più tardi, quando si saranno riprese da un viaggio lungo e arroventato. Mi piace pensare che in giro ci siano scintille sorridenti, oggi. Blasco, i nonni, la mamma, monsignor Ciulli, suor Gabriele Perego. Una delle cose che mi aveva più colpito in una lettura dell'ebraismo è quella della concezione del tempo, che mai è stato visto come circolare, nemmeno nei tempi antichi. Il tempo è una freccia verso il futuro, e non un ritorno. A Gambassi non sono arrivata tornando indietro, ma andando avanti