Menahem Kriegel (M / Poland, 1930), Holocaust survivor
Menahem Kriegel (M / Poland, 1930), Holocaust survivor
- KEYWORDS : <Buczecz Ghetto> <Hidden Children> -- <Selvino Children>
Biography
Menahem Kriegel was born in 1930 in Buczecz, Poland. He spent 15 months hiding in a cramped wood store in the home of a Ukrainian peasant with his mother during the Second World War.
In the weeks after the liberation, as the frontline moved back and forth, they were separated. He has no idea what became of her.
“Orphaned and alone”, Menahem was eventually reunited with a friend Izio Shichore. They were two of the 100 survivors from 10,000 Jews who lived in his Polish hometown of Buczacz, now Buchach in Ukraine.
Together they travelled to Krakow in Poland where they joined a group of survivors intent on making their way to Palestine. They were among the 800 children who were hosted at Selvino, Italy, before moving to Israel.
Bambini di Selvino
Sono nato nel 1930 a Buczecz, Polonia
Subito dopo la fine della guerra, nel maggio del 1945, mi sono unito a un gruppo di giovani orfani sopravvissuti al ghetto venuti da est, da Lvov, tra loro c’era Izio Shichore, il mio amico di Buczecz. Ero molto felice.
Al gruppo si sono aggiunti anche i sopravvissuti dei campi di concentramento. Allo stesso nucleo che era collegato, diedero il nome di “fraternità” sotto la guida di Nitka Belfer e successivamente anche Shea.
Noi, il gruppo “Achvah” (Confraternita”), abbiamo lasciato la Polonia il 1 settembre 1945, in treno diretto da Katowice a Praga, con certificati che dicevano che eravamo greci, ovvero dei sopravvissuti greci ai campi di concentramento che tornavano in patria. Con questi certificati, a spese dell’UNRAA, abbiamo viaggiato in treno attraversato i confini della Cecoslovacchia e dell’Austria siamo giunti in Italia.
L’intero sistema di trasporto di decine di migliaia di sopravvissuti verso i porti di immigrazione clandestina è stato gestito dagli agenti della “Escape Organization – Habricha” e “Aliyah Bet”.
Al confine italiano, siamo stati accolti calorosamente da un ebreo che ci abbracciò, Dod Moshe, un soldato delle compagnie di trasporto della Brigata Ebraica. Dal confine italiano siamo stati trasferiti al casa giovanile di Selvino, guidati dai soldati Moshe Zeiri, Reuven Donat e dalla sua bellissima moglie Noga. Il campo giovanile di Selvino aveva un’atmosfera che sembrava fosse la Terra d’Israele.