File:2013 Foa.jpg

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{it} Anna Foa. Portico d'Ottavia 13 : una casa del ghetto nel lungo inverno del '43. Roma: Laterza, 2013. / Repr. 2016.

Abstract

"La razzia cominciò poco prima delle cinque e trenta. Scrupolosamente, gradino dopo gradino, i nazisti salirono le larghe scale di marmo consunte della Casa fermandosi ad ogni porta senza tralasciarne nessuna. Un’antica casa medioevale ormai degradata, un vasto cortile rinascimentale. È qui che il 16 ottobre del 1943 i nazisti arrestano più di trenta ebrei, un terzo dei suoi abitanti, tra i più poveri della Comunità. Sono per lo più vecchi, donne e bambini. Altri quattordici saranno catturati nei mesi successivi ... Questa è la storia degli abitanti della Casa e dei nove mesi segnati per gli ebrei romani da oltre duemila deportazioni. Sono presi per strada, nel quartiere del vecchio ghetto da cui non si sono allontanati, nelle stesse case in cui sono tornati, nei negozi, perfino al bar. Li arrestano soprattutto i fascisti, le bande autonome dipendenti direttamente da Kappler mosse dall’avidità della taglia, guidate dalle delazioni delle spie. Tutto può accadere: sono l’avidità e la crudeltà la norma della spietata caccia all’uomo. Quando le spie indicano gli ebrei alle bande, un carrozzone si avvicina per far salire gli arrestati, liberarne alcuni, mandarne altri a morte, a seconda della convenienza e del capriccio. L’arbitrio era re nella Roma di quei mesi. Intorno, il caos più tremendo, nessuna forma di organizzazione, il vuoto, i bombardamenti, la fame, i rastrellamenti, le fosse Ardeatine. Il quartiere è il teatro di questa caccia infinita, un teatro che attira come una calamita i suoi abitanti e i cacciatori, che conoscono le loro prede e sanno come e dove trovarle. "--

"L'indirizzo della Casa: via del Portico d'Ottavia 13, nel cuore del vecchio ghetto di Roma. Cosa accadde lì, quel sabato nero nell'ottobre del '43? In che modo fu segnata l'esistenza di un centinaio di persone, per lo più povera gente? Quanti riuscirono a scappare dalla razzia nazista attraverso i tetti e le cantine? Frugando negli archivi e nelle testimonianze dei sopravvissuti, Anna Foa dà voce a una microstoria che pone le questioni essenziali di una storia più grande."--Simonetta Fiori, "la Repubblica".

"Delle tante nefandezze compiute dai nazisti, la rappresaglia del ghetto fu la nefandezza massima. Anna Foa la racconta in un libro straziante."--Pierluigi Battista, "Corriere della Sera".

"Una storica lavora a un'indagine sulla casa in cui oggi abita, la stessa che fu interamente svuotata dalla razzia tedesco-fascista del 16 ottobre. Un luogo, tra i tanti epicentri degli eventi, che non si può dimenticare senza dimenticare il senso della storia italiana di quegli anni."--Furio Colombo, "Il Fatto Quotidiano"

"Storie di aiuto e solidarietà, coraggio, incoscienza, ma anche tradimenti. Un libro che si legge con passione."--Lucetta Scaraffia, "Il Sole 24 Ore".

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current09:35, 25 March 2022Thumbnail for version as of 09:35, 25 March 2022400 × 400 (37 KB)Gabriele Boccaccini (talk | contribs)

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