File:1921 * Papini (novel).jpg

From 4 Enoch: : The Online Encyclopedia of Second Temple Judaism, and Christian and Islamic Origins
Jump to navigation Jump to search

1921_*_Papini_(novel).jpg(333 × 499 pixels, file size: 25 KB, MIME type: image/jpeg)

{it} Giovanni Papini. La storia di Cristo / Life of Christ. Florence, Italy: Vallecchi, 1921.

Abstract

An international success, Translated into several languages, including English, French and Spanish.

"Intanto, tra un presbiterio tedesco e una cattedra svizzera, si veniva apprestando l'ultimo Anticristo. Gesù, disse costui scendendo dall'alpi al sole, ha mortificato gli uomini; il peccato è bello, la violenza è bella; è bello tutto quel che dice di sì alla Vita. E Zarathustra, dopo aver buttato nel Mediterraneo i testi greci di Lipsia e l'opere di Machiavelli, cominciò a saltabeccare, con quella grazia che può avere un tedesco nato da un pastore ln terano e'sceso allora allora da una Cattedra elvetica, ai piedi della statua di Dioniso.' Ma benchè isuoi canti fossero dolci all'orecchio, non - riuscì mai a Spiegare cosa fosse questa adorabile Vita alla quale si dovrebbe sacrifi care una parte. Tanto viva dell'uomo qual' è il bisogno di vincere in sè la bestia,. Nè'seppe dire in qual ma niera il Cristo vero degli Evangeli, si contrappone alla vita, lui che'vuol farla più alta e felice. E il povero Anticristo sifilitico, quando fu vicino*a impazzire, firmò l'ultima sua lettera: Il Crocifisso."--Publisher description.

Quotations

L'AUTORE A CHI LEGGE (i-

Nessuna vita di Gesù, anche se la scrivesse uno scrittore di genio più grande di quanti furono, potrebbe essere più bella e perfetta degli Evangeli...

Le vite di Gesù destinate ai devoti esalano quasi tutte un non so che di mucido e stantio che respinge, fin dalle prime pagine,il lettore avvezzo a più delicati e sostanziosi pasti... Gli altri, i dotti che scrivon per i neutri, riescono ancora meno a riportare verso Gesù l'anime che non sanno d'esser cristiane... Codesti storici, con tutto il loro attrezzaio di frastaglie e ciarpaglie, con tutte le risorse della critica testuale, della mitologia, della paleografia, dell'archeologia, della filologia semitica ed ellenista, non fanno che triturare e liquefare, a forza di sminuzzamenti e capziosità, la semplice vita di Cristo... In poche parole se dalla comunalità di malgusto del compilatori devozionali si passa, in cerca d'illuminazioni, ai monopolisti della verità storica » si casca dall'uggia pietistica nel garbuglio sterile... l'enfasi untuosa repugna agli spiriti colti, che conoscono, sia pur di passata, la poesia del- l'Evangelo, idillio divino e tragedia divina, quanto la ge- lidezza degli universitari. Tant'è vero che la sola vita di Gesù ancora oggi, d opo tanti anni e tanti mutamenti di gusti e di opinioni, letta da moltissimi laici è quella del chie- rico apostata Renan, che pure repugna a ogni cristiano vero per il suo dilettantismo, oltraggiante fin nella lode, e ad ogni storico puro per i suoi compromessi e la sua insufficienza critica. Ma il libro di Renan, benchè sembri scritto da un romanzatore scettico accasato colla filologia o da un semitista che soffre di nostalgie letterarie, ha il merito d'essere«scritto»- cioè di farsi leggere anche da quelli che non sono nè credenti nè specialisti.

Cristo è negli Evangeli, nella Tradizione apostolica e nella Chiesa. Fuori di lì è tenebre e silenzio. Chi accetta i quattro Evangeli deve accettarli tutti interi, sillaba per sillaba oppure rifiutarli dal primo all'ultimo e dire: non sappiamo nulla. Voler distinguere, in quei testi, il certo dal probabile, lo storico dal leggendario, il fondo dalle aggiunte, il primitivo dal dogmatico, è impresa disperata ... Per non dare un aspetto pedantesco al libro [l'Autore] ha soppresso tutti i riferimenti delle citazioni e ha voluto fare a meno di note... Questo vuol essere un libro ... di edificazione ... Lo scrittore di quest'opera è fiero di riconoscersi, anche oggi ... suddito soldato di Cristo Re.

IL VECCHIO PATTO (pp.38-45)

L'Ebreo fu, tra i popoli, il più felice e il più infelice. La sua storia è un Mistero che comincia coll'idillio nel Giardino delle Delizie e finisce colla tragedia sul rialzo del Teschio...

Questo popolo che per tanti secoli visse libero e ricco nel deserto e un giorno fu padrone di regni e si credette, sotto la protezione del suo Dio, il primo popolo della terra, ora, decimato, taglieggiato, aspreggiato, e comandato dagli stranieri è divenuto a poco a poco il ludibrio delle genti, il Giobbe dei popoli. Dopo la morte di Gesù il suo destino sarà ancora più aspro : Gerusalemme sarà distrutta per la seconda volta ; nella provincia devastata non comanderanno che greci e romani e gli ultimi tronconi d'Israele saranno sparpagliati su tutta la terra come la polvere delle strade cacciata innanzi dallo scirocco.

Mai popolo fu tanto amato dal suo Dio e tanto atrocemente gastigato. Fu scelto per essere il primo e fu servo degli ultimi; volle avere una patria propria e vittoriosa e fu esule e schiavo nelle patrie altrui.

Benchè pastorale più che guerriero non fu mai in pace nè con sè stesso nè cogli altri. Guerreggiò coi suoi vicini, coi suoi ospiti, coi suoi principi; guerreggiò coi suoi Profeti e col suo stesso Dio. Marcio di scelleratezze, governato da Omicidi, Traditori, Adulteri, Incestuosi, Briganti, Simoniaci e Idolatri, pure vide nascere dalle sue donne, nelle sue case, i più perfetti Santi dell'Oriente: giusti, ammonitori, solitari, profeti. Finchè non nacque da lui il padre dei nuovi Santi, colui ch'era aspettato da tutti i Profeti...

Cresciuto in mezzo ai culti dei selvaggi Dei locali arriva all'amore del Dio padre unico e universale; ingordo di terra e d'oro vanta nei profeti i primi difensori dei poveri e giunge alla negazione della ricchezza; lo stesso popolo che ha sgozzato vittime umane sopra i suoi altari ed ha massacrato intere città d'innocenti ha dato discepoli a colui che predicherà l'amore per i nemici; questo popolo, geloso del suo Dio geloso, l'ha sempre tradito per correr dietro ad altri Dei; del suo Tempio, tre volte inalzato e tre volte distrutto, non resta che una muraglia mozza, appena quanto basta perchè una fila di piangenti vi possa appoggiare il capo per nasconder le lagrime.

Ma questo popolo assurdo e problematico, sovrumano e miserabile, il primo e l'ultimo di tutti, il più felice e il più infelice di tutti, benchè servo delle nazioni domina ancora le nazioni col Denaro e colla Parola; benchè non abbia da secoli una patria propria è tra i padroni di tutte le patrie; benchè abbia assassinato il suo più grande Figliolo ha diviso in due parti, con quel sangue, la storia del mondo e questa progenie di deicidi è diventata la più infame ma la più sacra di tutte le genti.

[Nota: Per sei volte nel libro gli ebrei sono definiti com il popolo deicida.]

(243) -- "Il Fico [maledetto] è Israele, la vecchia religione giudaica che ormai non ha più che foglie inutili e incommestibili di riti e di cerimonie, foglie che aduggian coll'ombra, foglie vane, destinate a disseccarsi senza aver nutrito nessuno. Gesù, affamato di giustizia, affamato d'amore, cercava tra quelle foglie i frutti sostanziosi della misericordia della santità. Non li ha trovati: Israele non ha saziato la sua fame, non ha corrisposto alle sue speranze. Ormai non si può aspettare più nulla da questo vecchio tronco fogliato ma sterile: si assecchi in eterno. I frutti li daranno ormai gli altri popoli ... Da tre anni Gesù predica ai Giudei e pensa d'abbandonarli per annunziare ad altri il Regno. Ma un suo Lavoratore, un Discepolo, ancora attaccato al suo popolo, (204) chiede grazia: ancora una tregua. Vediamo, se a forza d'amore, questa generazione adultera e bastarda si convertisse. Ma quando sono sulla strada di Betania ormai la prova è stata fatta ; dal Giudaismo non c'è da sperare che due travi incrociate; il maligno Fico giudaico è degno d'esser bruciato e nessuno mangerà più i suoi frutti vizzi e tardivi. (203-204)

<IL GIUDASMO AL TEMPO DI GESU'>

Quando Cristo appari' sulla Terra i Criminali regnavano, ubbiditi, sulla Terra. Egli nasceva soggetto a due Padroni--uno, piu' forte e lontano, a Roma (Ottaviano); l'altro, piu' infame e vicino in Giudea (Erode il Grande). Una Canaglia avventuriera e fortunata aveva arraffato, a prezzo di stragi, l'Impero; un'altra Canaglia avventuriera e fortunata aveva arraffato, a prezzo di stragi, il Regno di David e di Salomone... Erano nati per intendersi; erano, difatti, amici e complici per quanto lo permetteva il vassallaggio dello Scellerato subalterno verso lo Scellerato principale.

(124) -- A Gerusalemme vivono i potenti del mondo, i Romani, padroni della Terra e della Giudea, coi loro soldati in arme. A Gerusalemme comanda il rappresentante dei Cesari di Tiberio, briaco, assassino e fellatore, erede d'Augusto, l'ipocrita pederasta, e di Giulio, l'adultero scialone. A Gerusalemme vivono i grandi sacerdoti, i vecchi custodi del Tempio, i Farisei, i Sadducei, gli Scribi, i Leviti e i loro sbirri; i discendenti di coloro che cacciarono e ammazzarono i Profeti; i pietrificatori della Legge; i bigotti della Lettera; gli altezzosi depositari dell'arida Beghinerìa."

p.410 -- Gli scribi e i Farisei... eran collegati e fraterni, degno di stare assieme. Gli Scribi erano i Dottori della legge, i Farisei i Puritani della legge. Quasi tutti gli Scribi eran Farisei m molti Farisei erano Scribi. Immaginate un Professore che aggiunga alla pedenteria dottorale la bacchettoneria degli spigolistri; o un Pinzochero fornito, come soprappiu', della mutria d'un Pedagogo casuista e avrete l'immagine moderna d'un Scriba fariseo e d'un Fariseo scriba. Un Tartufo laureato, un Accademico collotorto, un Quacchero filosofane posson dare giuppersu' la stessa idea...

<L'ATTESA MESSIANICA>

(95-96) -- Gli Ebrei, carnali, materiali, mondani, abbeverati di umiliazioni, pieni di rancori e di mali pensieri, non aspettano un Messia povero, odiato e mansueto. Tutti sognano, tolti i veggenti e gli annunziatori, un Messia terrestre, un Re armato, un secondo David, un guerriero che farà strage dei nemici... [Gesù] sa che non potrà dar loro quel che cercano... (55-56) -- [Gesù] non è il Messia carnale e temporale sperato dalla plebe giudea, il Messia della materia quale l'immagina, nella sua bassezza, il Tentatore. Non è venuto a por- tare il nutrimento ai corpi ma il nutrimento dell'anima: quella vivanda unica ch'è la verità. (78) ... Se volesse parere il Messia che i Giudei sognano nelle loro insonnie nostalgiche di schiavi le strade le sa : potrebbe corromperli coll'abbondanza e la meraviglia, far d'ogni terra un paese di grascia e d'incantesimi e subito occuperebbe ogni seggio dei procuratori di Satana. (80)

<L'AMORE PER I NEMICI>

(194) "Se incontri il bue del tuo nemico, o l'asino che sia scappato, riconducigli a lui. Se vedrai l'asino di colui che ti odia cadere sotto il peso non tirerai di lungo ma darai mano a lui per rialzarlo». O gran bontà dei giudei antiqui! ... Il cuore del vecchio Ebreo non è fino a questo punto impietrito ... Diamogli un buon esempio, un esempio, si spera, profittevole. Rimeniamogli il ciuco a casa ... È un po' troppo poco. Il vecchio Ebreo ha fatto già un tremendo sforzo sopra sè stesso curandosi della bestia del suo nemico ... Ma c'è, aggiungono, Hillel: il rabbino Hillel, il grande Hillel maestro di Gamaliele, Hillel Hababli o Babilonese. Questo celebre Fariseo viveva un po' prima di Gesù e insegnava, dicono, le stesse cose che dopo ha insegnato Gesù. Era un Giudeo liberale, un Fariseo ragionevole, un Rabbino intelligente: ma Cristiano perchè? Ha detto, sì, queste parole: «Non fare agli altri ciò che a te non piace : questa è tutta la legge, il resto non è che commento» . Son parole belle, per un maestro dell'antica legge, ma quanto distanti, ancora, da quelle del rovesciatore dell'antica legge! I precetto è negativo: non fare. Non dice: fai il bene a chi ti fa male. Ma: non fare agli altri (e questi altri sono di certo i compagni, i concittadini, i familiari, gli amici) quello che tu sentiresti come male. È un blando divieto di nuocere non un comando assoluto di amare! Difatti i discendenti di Hillel furono i Talmudisti che impantanarono la Legge nella palude magna della casuistica; i discendenti di Gesù furono i Martiri che benedivano i loro martoriatori. (155-156)


p.207 -- "Guardatevi dal lievito de' Farisei e de' Sadducei!". Cioe' dai guardiani ciechi della Legge decaduta.

(224) -- "Gli Ebrei antichi vedevano nella malattia soltanto un gastigo; i Cristiani soprattutto un aiuto alla conversione." (184)


<IL POPOLO DEICIDA>

(459) Giuda, l'uomo della borsa, il cassiere, non si presentò soltanto come delatore, non si offrì come sicario, ma come Negoziante, come Venditore di sangue. I Giudei, che s'intendevan di sangue, quotidiani sgozzatori e squartatori di vittime, macellari dell'Altissimo, furono i primi, e gli ultimi, avventori di Giuda. (p.419)

(507-508) "I Sinedrio s'è già raccolto e l'aspetta. Ci sono, con Hanan e Cajafa che lo presiedono, Giovanni, Alessandro e tutta la stummia fumosa dell'alte classi ... Di presenti ce n'era d'avanzo per ratificare con una ciurmatura di legalità il decreto di omicidio già scritto nei cuori di tutti. Ai delegati del Tempio , della Scuola e del Banco pareva mill'anni che venisse il momento di controfirmare, ciascuno per ragioni sue, la sentenza di vendetta. La grande stanza del Consiglio, già folta di gente, dava l'immagine d'un canile di spettri. S'affacciava peritoso il giorno nuovo : le fiamme ranciate delle torciere lingueggiavano appena nello scialbume della primalba. In quella sinistra mezzombra aspettavano i Giudici vecchi, massicci, nasuti, arcigni, cipigliosi, chiusi nei manti bianchi, le teste coperte da un panno, le barbe carezzate e reverenziali, gli occhi pugnaci, seduti a semicerchio, parevano un concilio di maliardi che aspettassero un'offa vivente. (pp.467-468

---

(565-568) L'EBREO ERRANTE (pp.525-528)

Una vecchia leggenda s'intercala... nel racconto della Passione. È una leggenda fiorita nell'immaginazione dei cristiani più di mill'anni dopo la morte di Cristo ma contiene un simbolo così profondo che l'umanità non l'ha potuta dimenticare e più d'un poeta l'ha fatta sua per risuscitarla.

Tra i Giudei che dileggiavan Gesù quando cadde ve n'era uno impietoso e abbaiante più di tutti.... Il suo nome piu' conosciuto, e n'ha molti, e' Buttadeo, l'uomo che ha ributtato Dio...

Questo Qualcuno e' il popolo giudeo che pochi anni dopo la crocifissone del rigettato dovette disperdersi... A questo Qualcuno che tolse la vita all'Eterno l'ucciso ha concesso un'immortalita' materiale, carnale, visibile, nella persona dei figlioli su' quali deve ricadere, per espressa volonta' dei padri, il sangue di Cristo. Perche' questo vivente spettatore della Passione, che porta con se' dove migra i rotoli dei Profeti inascoltati e della Legge tradita, deve rimaner come testimonio degli annunzi che precedettero la prima venuta e deve aspettare finche' non si converta al Figlio nato da una vergine del suo sangue, la seconda venuta.

L'Ebreo errante non e' dunque, come pensano molti, l'immagine di tutta l'Umanita'... L'ebreo errante e' veramente l'Ebreo... non e' una persona sola sebbene un popolo intero. La sua perenne longevita' e' quella, davvero miracolosa, di questa nazione, che tutti i popoli, per secoli e secoli, hanno decimato e massacrato... eppure vive ancora, colla sua lingua e la sua legge, separata dall'altre...

Ma questa schiatta non s'e' convertita ancora... Anzi ha ritrovato una patria nuova nell'Oro...

Ma gli Ebrei poveri, gli Ebrei scalzi, gli Ebrei affamati, gli Ebrei dalle capelliere pidocchiose che ogni anno si partono dai lerci ghetti della Slavia per chiedere al di là del mare un pane più bianco e più certo, senza l'ossessione dell'improvviso massacro, son la figura vivente del vero Buttadeo che non ha veduto ancora tornare il suo Dio. Un oracolo indicibilmente misterioso afferma che Cristo non tornera' sulla terra finche' non sara' cristiano il suo popolo. E l'Ebreo seguitera' a percorrere, munito di molte tasche, le vie del mondo per raccattare i denari figliati dai trenta sicli di Giuda, fino al giorno che ubbidira' all'invito millenario di Cristo e, smesso di rastrellare l'oro che cade dall'orificio escremenziale di Satana, distribuira' tutti i suoi beni ai Poveri per seguire quel divino Povero a cui non volle fare, diciannove secoli fa, neanche la carita' d'un attimo di riposo.


(605-606) -- La credenza nella resurrezione dei morti fu estranea per secoli e secoli alla mente tutta temporale degli Ebrei

External links

File history

Click on a date/time to view the file as it appeared at that time.

Date/TimeThumbnailDimensionsUserComment
current04:27, 3 August 2018Thumbnail for version as of 04:27, 3 August 2018333 × 499 (25 KB)Gabriele Boccaccini (talk | contribs)

The following page uses this file: