Davide Schiffer (M / Italy, 1928-2020), Holocaust survivor
Davide Schiffer (M / Italy, 1928-2020), Holocaust survivor.
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- MEMOIRS : Non c’è ritorno a casa (2003)
Biography
Book : Non c’è ritorno a casa (2003)
Davide Schiffer, Non c’è ritorno a casa… Memorie di vite stravolte dalle leggi razziali (Milano: 5 Continents Editions, 2003)
"Per il piccolo Davide l'infanzia scorre felice in un mondo di paese quasi perfetto nelle campagne piemontesi e nel mare dell'isola di Procida. Sono gli anni '30 del secolo scorso, e le tracce inquietanti del regime fascista sono solo echi lontani. Ma le persecuzioni razziali giungono presto a sconvolgere il suo nido: figlio di un ebreo ungherese, vede stravolti i normali rapporti con la vita e con gli altri, fino all'episodio che si rivelerà decisivo per tutta la sua esistenza: l'arresto improvviso e la scomparsa del padre. Comincia così, sullo sfondo della Seconda Guerra Mondiale, l'educazione sentimentale e sociale di Davide proprio nel passaggio dall'infanzia all'adolescenza: per sfuggire ai rastrellamenti e all'internamento diventa giovanissimo partigiano sulle colline del cuneese, partecipa a tutta la guerra di liberazione, e andrà poi a studiare neurologia prima nella Milano distrutta, violenta e affannata dell'immediato dopoguerra, e poi proprio in quella Germania che aveva ucciso il padre in campo di concentramento: un percorso alla ricerca delle radici e delle impossibili ragioni dell'olocausto."--Publisher description.
Review, by Sara Valentina Di Palma
Dopo un’infanzia serena, nel 1944 il sedicenne piemontese Davide, figlio di matrimonio misto, vede arrestare e sparire per sempre il padre, ebreo. Più delle leggi razziali, che comportano discriminazione, paura e precarietà economica, la scomparsa del padre – una non morte, un’impossibilità di elaborare il lutto in assenza di una sepoltura – è l’evento che segna la sua adolescenza, al punto che Davide decide di partecipare attivamente contro la dittatura nazifascista e si unisce ai partigiani insieme al fratello Ede. Il senso di colpa per essere un “bravo ragazzo” (p. 85) incapace di reagire con la forza e liberare il padre lo accompagnerà sempre.
La vita da partigiano, che Davide ricorda nei particolari, significa guerra vera, rastrellamenti, fame, stanchezza ma anche il senso di combattere dalla parte giusta, per la libertà. Diversamente dalla maggior parte delle testimonianze, il ritorno alla vita occupa un ampio spazio nella narrazione, in cui Davide descrive quello che in realtà è un non ritorno: manca il padre, non c’è più una casa con una famiglia completa, e riprendere la vita quotidiana è difficile.
L’inizio della facoltà di medicina a Milano segna una svolta importante non tanto per il cambiamento di vita, quanto per la scoperta della sorte del padre, morto di consunzione ad Auschwitz pochi giorni prima della liberazione del campo. La certezza della sorte paterna chiude il capitolo dell’attesa e apre quello degli studi, delle amicizie, delle ragazze, di una brillante carriera, in altre parole della vita dei suoi coetanei che non avevano esperito la Shoah.
L’intreccio di testimonianza emotivamente sentita, considerazioni storiche, filosofiche e letterarie, riflessioni personali sulla società italiana nell’immediato dopoguerra, ne fanno un raro esempio in cui la vicenda personale della persecuzione è inserita nel contesto più generale della storia umana.