Difference between revisions of "Tullio Foa"
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Classe 1933, Tullio Foà appartiene alla comunità ebraica di Napoli. A soli 5 anni gli viene vietato di andare a scuola dopo l’approvazione nel 1938 delle leggi razziali. “A tutti i ragazzi e bambini di religione ebraica fu vietato di andare a scuola, dalle elementari al ginnasio, nonché all’università. Tutti i docenti ebrei furono licenziati in tronco, e così accademici, avvocati, medici… tutti i professionisti persero il proprio lavoro” ricorda l’uomo su quegli anni terribili. Dopo un pò di tempo viene concessa la possibilità a Napoli di formare una classe da almeno 10 ragazzi ebrei. Un piccolo passo verso la libertà ricorda Tullio, che fu il decimo ragazzino di quella classe formatasi presso la scuola Vanvitelli di Napoli. “Il primo giorno di scuola ricordo di essere stato molto orgoglioso del mio grembiulino nero, del colletto bianco inamidato, del fiocco rosso” ricorda l’uomo, che poi comincia a notare qualcosa di strano – “entravamo da un cancello secondario, un quarto d’ora prima degli altri, e uscivamo un quarto d’ora dopo gli altri, sempre dallo stesso cancello secondario”. Etichettati come ebrei, Tullio durante una delle tante interviste rilasciate nel corso di questi 30 anni di memoria della Shoah ha detto: “potevamo andare al bagno solo dopo che tutti i ragazzi “normali” erano tornati in classe; in palestra, però, non eravamo ammessi, per cui facevamo ginnastica fra i banchi”. | Classe 1933, Tullio Foà appartiene alla comunità ebraica di Napoli. A soli 5 anni gli viene vietato di andare a scuola dopo l’approvazione nel 1938 delle leggi razziali. “A tutti i ragazzi e bambini di religione ebraica fu vietato di andare a scuola, dalle elementari al ginnasio, nonché all’università. Tutti i docenti ebrei furono licenziati in tronco, e così accademici, avvocati, medici… tutti i professionisti persero il proprio lavoro” ricorda l’uomo su quegli anni terribili. Dopo un pò di tempo viene concessa la possibilità a Napoli di formare una classe da almeno 10 ragazzi ebrei. Un piccolo passo verso la libertà ricorda Tullio, che fu il decimo ragazzino di quella classe formatasi presso la scuola Vanvitelli di Napoli. “Il primo giorno di scuola ricordo di essere stato molto orgoglioso del mio grembiulino nero, del colletto bianco inamidato, del fiocco rosso” ricorda l’uomo, che poi comincia a notare qualcosa di strano – “entravamo da un cancello secondario, un quarto d’ora prima degli altri, e uscivamo un quarto d’ora dopo gli altri, sempre dallo stesso cancello secondario”. Etichettati come ebrei, Tullio durante una delle tante interviste rilasciate nel corso di questi 30 anni di memoria della Shoah ha detto: “potevamo andare al bagno solo dopo che tutti i ragazzi “normali” erano tornati in classe; in palestra, però, non eravamo ammessi, per cui facevamo ginnastica fra i banchi”. | ||
A Napoli, Tullio Foa e sua madre vengono aiutati da un Commissario di Polizia | |||
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Revision as of 18:22, 17 September 2020
Tullio Foà (M / Italy, 1933), Holocaust survivor.
- see also Guido Cava
Classe 1933, Tullio Foà appartiene alla comunità ebraica di Napoli. A soli 5 anni gli viene vietato di andare a scuola dopo l’approvazione nel 1938 delle leggi razziali. “A tutti i ragazzi e bambini di religione ebraica fu vietato di andare a scuola, dalle elementari al ginnasio, nonché all’università. Tutti i docenti ebrei furono licenziati in tronco, e così accademici, avvocati, medici… tutti i professionisti persero il proprio lavoro” ricorda l’uomo su quegli anni terribili. Dopo un pò di tempo viene concessa la possibilità a Napoli di formare una classe da almeno 10 ragazzi ebrei. Un piccolo passo verso la libertà ricorda Tullio, che fu il decimo ragazzino di quella classe formatasi presso la scuola Vanvitelli di Napoli. “Il primo giorno di scuola ricordo di essere stato molto orgoglioso del mio grembiulino nero, del colletto bianco inamidato, del fiocco rosso” ricorda l’uomo, che poi comincia a notare qualcosa di strano – “entravamo da un cancello secondario, un quarto d’ora prima degli altri, e uscivamo un quarto d’ora dopo gli altri, sempre dallo stesso cancello secondario”. Etichettati come ebrei, Tullio durante una delle tante interviste rilasciate nel corso di questi 30 anni di memoria della Shoah ha detto: “potevamo andare al bagno solo dopo che tutti i ragazzi “normali” erano tornati in classe; in palestra, però, non eravamo ammessi, per cui facevamo ginnastica fra i banchi”.
A Napoli, Tullio Foa e sua madre vengono aiutati da un Commissario di Polizia