Difference between revisions of "Tullio Foa"
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Revision as of 12:57, 17 September 2020
Tullio Foà (M / Italy, 1933), Holocaust survivor.
- see also Guido Cava
Classe 1933, Tullio Foà appartiene alla comunità ebraica di Napoli. A soli 5 anni gli viene vietato di andare a scuola dopo l’approvazione nel 1938 delle leggi razziali. “A tutti i ragazzi e bambini di religione ebraica fu vietato di andare a scuola, dalle elementari al ginnasio, nonché all’università. Tutti i docenti ebrei furono licenziati in tronco, e così accademici, avvocati, medici… tutti i professionisti persero il proprio lavoro” ricorda l’uomo su quegli anni terribili. Dopo un pò di tempo viene concessa la possibilità a Napoli di formare una classe da almeno 10 ragazzi ebrei. Un piccolo passo verso la libertà ricorda Tullio, che fu il decimo ragazzino di quella classe formatasi presso la scuola Vanvitelli di Napoli. “Il primo giorno di scuola ricordo di essere stato molto orgoglioso del mio grembiulino nero, del colletto bianco inamidato, del fiocco rosso” ricorda l’uomo, che poi comincia a notare qualcosa di strano – “entravamo da un cancello secondario, un quarto d’ora prima degli altri, e uscivamo un quarto d’ora dopo gli altri, sempre dallo stesso cancello secondario”. Etichettati come ebrei, Tullio durante una delle tante interviste rilasciate nel corso di questi 30 anni di memoria della Shoah ha detto: “potevamo andare al bagno solo dopo che tutti i ragazzi “normali” erano tornati in classe; in palestra, però, non eravamo ammessi, per cui facevamo ginnastica fra i banchi”.
“I miei occhi hanno visto ciò che nessun dovrebbe mai vedere”
Tullio Foa’ è uno dei pochissimi italiani ebrei sopravvissuti ai campi di concentramento nazista. Oggi all’età di 86 anni continua a raccontare la sua storia con l’obiettivo di non dimenticare una delle pagine più tristi della storia moderna. “Sono un sopravvissuto di un campo di concentramento” ripete sempre l’uomo, che lo scorso anno in occasione della giornata della Memoria tenutasi presso una scuola di Maddaloni, in provincia di Caserta, ha raccontato: “i miei occhi hanno visto ciò che nessun essere umano dovrebbe mai vedere: camere a gas costruite da ingegneri istruiti, bambini uccisi con veleno da medici ben formati, lattanti uccisi da infermiere provette, donne e bambini uccisi da diplomati di scuole superiori e università”. Il suo appello è chiaro e coinciso ed è rivolto alle scuole affinché educhino e informino i ragazzi a diventare uomini: “aiutate i vostri allievi a diventare esseri umani. I vostri sforzi non devono mai produrre dei mostri educati, degli psicopatici qualificati. La lettura, la scrittura, l’aritmetica non sono importanti se non servono a rendere i nostri figli più umani”.